La sordità profonda congenita comporta una gravissima deprivazione di informazioni e, se non corretta nei tempi e nei modi adeguati diviene inevitabilmente gravemente disabilitante. Presupposto del metodo di Varese è che ad ogni step fisiologico dello sviluppo comunicativo corrisponda un adeguato trattamento abilitativo considerando che l’organo bersaglio non è più l’orecchio ma il cervello. Non è necessario allenare l’orecchio ma puntare direttamente al cervello. L’abilitazione consisterà nell’attivazione progressiva dei diversi livelli e funzioni dell’udito imitandone la maturazione fisiologica. La prognosi sarà eccellente se si sfrutteranno la plasticità cerebrale, la memoria uditiva, se non ci sono turbe associate, se l’amplificazione acustica sarà di qualità e sfruttata al massimo delle sue potenzialità e se la famiglia collaborerà.
Subito dopo la diagnosi, che dovrà essere tempestiva ed entro i 6 mesi, si applicheranno le protesi acustiche di potenza con il vibratore sternale bicanale che, nell’esperienza di Varese accelera notevolmente i tempi di recupero ed attiva immediatamente l’awarewess. Questa fase è molto delicata ed il terapista deve essere in grado di capire se il piccolo sente e sfrutta l’amplificazione al meglio. L’abilitazione è sempre individuale in presenza della mamma con la terapista di fronte al piccolo ed al suo livello per evitare che il bambino si senta sovrastato dall’adulto. Fin da subito viene attivato un sistema di videoconferenza per monitorare la mamma e tranquillizzarla ed insegnarle a comunicare con il proprio piccolo in maniera naturale in quanto spesso i genitori tendono ad adottare strategie comunicative non corrette pensando che il loro figlio non possa comunicare in modo naturale.
La metodologia varesina prevede la presa in carico a 360°del bambino, dalla diagnosi alla risoluzione della disabiltà uditiva e al raggiungimento delle abilità comunicative ed educative,
L’equipe audiologica è composta da medico audiologo, tecnico di audiologia, tecnico di logopedia, pedagogista, assistente domiciliare, medico pediatra, genetista, assistente sociale, famiglia-madre.
Un ruolo fondamentale spetta ai genitori, ed in particolare alla madre, modelli principali per lo sviluppo del linguaggio parlato del bambino: i sordi devono avere la possibilità di sviluppare l’abilità di ascolto e di utilizzare la comunicazione verbale all’interno della propria famiglia e della costellazione comunitaria. La madre, aiutata in videoconferenza dalla pedagogista fa logopedia cognitiva al proprio figlio.
All’interno del metodo sono state inserite due altre figure: la pedagogista e l’assistente domiciliare. La pedagogista elabora progetti educativi che svolgerà l’assistente domiciliare a casa. Questa figura aiuta ulteriormente il piccolo paziente a sviluppare una buona competenza linguistica e coordina il rapporto con la scuola dove è inserito. I bambini inseriti in una istituzione scolastica (dall’asilo nido alla scuola superiore) devono far uso del sistema wireless per facilitare l’ascolto nel rumore ed enfatizzare l’attenzione selettiva. La scelta del sostegno è subordinata ai risultati dei test di livello.
Ogni individuo necessita di un progetto educativo unico e diversificato che si basi sulle capacità possedute e che vengono potenziate e rese utili al suo vissuto, così l pedagogista si rende necessaria e indispensabile, per il conseguimento degli obiettivi, la collaborazione della famiglia che deve avere chiaro lo scopo dell’intervento per applicare le corrette linee educative. Spesso il lavoro è supportato da una figura domiciliare che interviene in ambito domestico con una programmazione definita e concordata con il centro, lavorando per obiettivi specifici.
Non meno importante è il rapporto con le scuole, metro finale del raggiungimento socialmente condiviso della riuscita degli obiettivi riabilitativi e abilitativi. Compito della pedagogia è proprio eliminare l’handicap sociale, rendendo il soggetto abile per sé stesso e per gli altri, con il conseguente beneficio generale anche sulla collettività.
Affiancato a un lavoro diretto con il bambino, la pedagogista, diviene elemento di raccordo e confronto con insegnanti, educatori, assistenti sociali e territorio di appartenenza.
La presa in carico pedagogica avviene successivamente all’esito riabilitativo di carattere logopedico, una volta raggiunti gli obiettivi di identificazione, detezione e comprensione. In questo momento il bambino risulta competente per intraprendere un percorso pedagogico che lo indirizzi verso la naturale crescita esistenziale nei contesti di appartenenza e che, in tal senso, risultino da attivare, correggere, indirizzare, stimolare, sostenere, in campo pedagogico ed educativo.
Vi è un monitoraggio costante delle aree di fragilità su cui intervenire anche facendo una previsione rispetto alle criticità possibili rispetto alle competenze che dovrà nel breve e lungo periodo raggiungere per fascia d’età.
Altrettanto importante nella visione olistica pedagogica risultano essere i colloqui con le educatrici dei nidi, gli insegnanti di scuola dell’infanzia, dei primi anni di scuola primaria e secondaria di primo grado per valutare, rivalutare e calibrare l’intervento educativo, l’intervento cognitivo, l’intervento dei pre-requisiti o requisiti scolastici specificando e spiegando il percorso intrapreso dal bambino e motivando in modo oggettivo il bisogno o come spesso fortunatamente avviene la non necessita di sostegno scolastico o di programmazioni individualizzate per lo specifico bambino. Motivando e spiegando anche l’importanza e la validità dell’utilizzo del sistema wireless, strumento indispensabile a garantire un corretto percorso scolastico, garanzia di un approccio non discriminante e di inclusione. Indispensabili per un approccio educativo che guardi al bambino risultano essere i numerosi colloqui con i genitori,sia per chiarire alcuni dubbi educativi e di normale percorso di crescita del bambino, insicurezze e dubbi comuni a tutti i genitori del mondo ma che nei casi di disabilità possono creare veri fraintendimenti tra patologia e normalità, così come è fondamentale il colloquio con pedagogista genitori e responsabile di area o della responsabile della Struttura per indirizzare al meglio l’atto educativo alla crescita totale della persona definendo anche per competenza eventuali collaborazioni territoriali con le varie figure e strutture presenti.
Nel lavoro in Team di Varese la figura pedagogica è un tassello finale, indispensabile all’ottenimento del risultato finale.
Bibliografia di riferimento
questo articolo trae spunto da:
un capitolo di un testo dal titolo” Dalla diagnosi all’autonomia comunicativa” a cura di Eva Orzan edito da Plumedia 2019: titolo del capitolo “Sordità e pedagogia: l’importanza dell’educazione abilitante nell’audiovestibologia di Varese” Autori Eliana Cristofari, Maria Filippa Attardo, Simona Cortellini, e Sara Bollini.
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(7) Burdo S., Cattaneo S. Metodiche riabilitative, pag. 32 in Fondazione Audiologica Varese Onlus Attività 2003-2010 (https://itunes.apple.com/it/book/fondazione-audiologica-varese/id618360073?mt=11), 2013
(8) Cristofari E., Galli A. La sordità infantile www.audiologia.it, 2013
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